Depositi

Le opere conservate nei depositi sono accessibili agli studiosi e agli interessati su motivata richiesta al Direttore.

I depositi del Museo occupano dalla fine degli anni Novanta, l’interrato della Sezione Catalogo e Restauro dedicata alla memoria di Giuseppe Liverani. Successivamente, con l’accrescimento delle collezioni e il loro ulteriore studio, si sono ricavati altri spazi dalle sale espositive sempre collocate nell’interrato per un totale circa di 1500 mq.

Sono spazi pensati, progettati e organizzati con adeguati parametri ambientali adatti alla conservazione delle ceramiche. Sono in parte illuminati naturalmente da ampi cavedi vetrati che consentono di svolgere le attività lavorative anche senza l’ausilio di luce artificiale, collegati visivamente alle sale espositive.

Essi conservano l’80% delle collezioni che contano circa 45.000 opere.

L’organizzazione delle ceramiche nei depositi riflette quella delle sale espositive dove le ceramiche sono fruite in base al luogo di produzione e alla cronologia seguendo anche criteri tecnologici e stilistici.

Progetto pensato da Gaetano Ballardini fondatore del Museo, con la lungimiranza di trasmettere una profonda divulgazione di tutta la conoscenza del mondo della ceramica, senza tralasciare nessun aspetto.

Gli spazi dei depositi sono organizzati in quattro differenti ambienti che ospitano diverse sezioni:

  • le ceramiche italiane, contenute in 273 armadi, suddivisi per regioni italiane;
  • le ceramiche estere, rappresentate da produzioni provenienti da tutto il mondo, giunte anche dalle varie edizioni del Premio Faenza;
  • i frammenti ceramici contenuti in un migliaio di casse poste in 48 scaffalature. Si tratta di frammenti provenienti da scavi ma anche dall’ingente nucleo di materiali recuperati tra le macerie dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, che il 13 maggio del 1944 comportarono la quasi totale distruzione del Museo;
  • le piastrelle industriali conservate in scatole collocate in 34 scaffali, prodotte in Italia dagli anni ‘50 fino ai grandi formati attuali, risultati che mostrano lo sviluppo tecnologico avanzato dei vari anni legati anche ai cambiamenti sociali.

I depositi rappresentano così “un museo dentro al museo”, una miniera sempre a disposizione della ricerca, dello studio e del confronto per studiosi, conservatori, restauratori, studenti, ceramisti e artisti che vogliano approfondire le loro conoscenze avendo una visione diretta della ceramica.

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