“Ceramiche popolari, design e rivestimenti, tra passato e futuro” è la nuova sezione permanente del MIC di Faenza che apre al pubblico il 22 maggio, a cura di Claudia Casali e Valentina Mazzotti, con la collaborazione di Daniela Lotta, Federica Fanti e Elena Dal Prato. Collocata nella grande sala del seminterrato è dedicata esclusivamente alla ceramica d’uso e al design ed espone oltre 2000 oggetti (per lo più provenienti dai depositi del Museo), che attraversano la storia di questa materia, fin dall’antichità, per sua stessa natura, strettamente legata alle forme d’uso e agli stili di vita.

In rassegna pentole, piatti, anfore, tazze, servizi da tè e cioccolata, vasi, lucerne, salsiere, set da tavola, rivestimenti per pareti e pavimenti, che passano dalla ceramica popolare a quella delle classi più abbienti e attraversano i vari secoli fino ad arrivare al Novecento, quando nasce il concetto stesso di “design” con l’identità conosciuta a tutti.

La sezione è divista in tre capitoli principali: le ceramiche popolari del XVIII-XX secolo con oggetti utilizzati per il lavoro nei campi, per la cucina, la dispensa e la tavola; un’amplissima parte dedicata ai rivestimenti ceramici – il MIC conta infatti oltre 15mila esemplari di piastrelle industriali di particolare significato storico, produttivo, artistico, realizzate nel XX e XXI secolo – e infine la parte più corposa della sezione, dedicata al XX e XXI secolo, con autori chiave del design e del dialogo tra le arti avvenuto proprio nella contemporaneità.

“La nuova sezione permanente mostra come la ceramica racconti gli stili di vita delle diverse epoche, gusti e mode che si sono succeduti nei secoli lasciando tracce importanti nella vita dell’uomo. Essa vuole inoltre mettere in luce i dialoghi costanti tra arte e design, – spiega Claudia Casali, direttrice del MIC – tra reciproche introspezioni e interazioni, mai nascoste dagli stessi protagonisti, fondamento invece dei percorsi delle nuove generazioni.”

“Il nuovo allestimento mette ancora una volta in luce la grande ricchezza tipologica delle raccolte del MIC. Nello specifico l’esposizione si propone di analizzare il manufatto ceramico d’uso – commenta Valentina Mazzotti, conservatrice del MIC – sia come rivestimento in un articolato percorso dai sontuosi pavimenti maiolicati del Rinascimento fino alla produzione industriale del XX-XXI secolo, sia come oggetto che assolve a specifiche funzioni quotidiane. In questo contesto le forme assumono un ruolo di primaria importanza, in quanto sono legate all’utilizzo degli oggetti, e attraverso le ceramiche esposte è documentato come esse siano state interpretate nel corso dei secoli fino alle letture offerte dal design in epoca contemporanea”.

In mostra opere di maestri indiscussi come Gio Ponti, Antonia Campi, Enzo Mari, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Nanni Valentini, Alfonso Leoni, Denis Santachiara, per citare alcuni nomi noti, accanto ad opere di autori più contemporanei come Patricia Urquiola, Christina Hamel, Simon Zsolt, Diego Dutto, FormaFantasma, Diego Grandi, Philippe Nigro, Zaven e tanti altri.

Nell’allestimento grande attenzione è dedicata alle nuove tecnologie, dalle grandi superfici di rivestimento alle realizzazioni con le stampanti 3D, vera nuova innovazione tecnica adattata e adottata da diversi designers e artisti come Andrea Salvatori, Paolo Polloniato, Andrea Anastasio, Salvatore Arancio.

L’allestimento grafico è a cura dello studio Azzolini Tinuper di Milano.

La realizzazione del nuovo allestimento è stato reso possibile grazie al contributo della Regione Emilia Romagna e di Tecnargilla, Cersaie, Caviro e Hera.

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