L’eredità della ceramica islamica nel mondo è unica e ricchissima. I vasai che lavoravano in questi territori per primi compresero la potenzialità degli smalti per le decorazioni, incluso il prezioso blu di cobalto sulla base bianca, ancor prima che questa tipologia di decoro identificasse le porcellane cinesi nel mondo. Le loro ceramiche decoravano i palazzi nobiliari e le moschee, materiali di gran pregio che caratterizzarono l’architettura araba. La conquista islamica della penisola iberica stabili, fin dal 711, un contatto che coinvolse l’architettura e l’arte ceramica spagnole, con risultati pregevoli, in particolare nella regione dell’Andalusia.

La collezione di ceramiche dell’Islam mostra opere che vanno dalla Spagna al Pakistan, dall’Egitto alla Siria e dall’Afghanistan all’Iran, in un periodo compreso tra il IX e la metà del XX secolo.

Una ricca selezione di frammenti è esposta nelle cassettiere, i più antichi sono databili al IX secolo e provengono dall’Iraq, testimoniano la grande abilità dei ceramisti attraverso smalti a lustro ed esempi di ceramica in “bianco e blu”, apprezzata in tutto il mondo islamico.

Le ceramiche più antiche provenienti dall’Iran risalgono al IX – inizio X secolo. Il desiderio di imitare le preziose porcellane estremo-orientali indusse i ceramisti persiani a sviluppare alcune tecniche per ottenere prodotti ugualmente sottili e traslucidi, così in epoca selgiuchide (XI-XIII secolo) fu utilizzata la faenza silicea, con invetriature turchesi o blu cobalto, e decorazioni dipinte a lustro, una tecnica complessa che prevede una terza cottura del manufatto, decorato con un impasto che contiene metalli preziosi.

Le produzioni dell’Egitto fatimide (fine X-fine XII secolo) sono testimoniate da frammenti decorati a lustro con sgargianti invetriature, così come gli ornati ad arabeschi, iscrizioni, motivi figurati e intrecci geometrici prodotti in Egitto e Siria in epoca ayyùbide (fine XII-metà XIII secolo). All’Egitto mamelucco appartengono frammenti dalle decorazioni con bande epigrafiche ed emblemi araldici su corpo di argilla.

Sempre al piano terra sono collocati anche alcuni arredi contemporanei, un tappeto e un salotto di legno, di notevole interesse etnografico.

Al piano superiore sono esposti i lustri spagnoli a volte arricchiti da motivi in blu, testimonianza di un ricco repertorio decorativo.

Altrettanto ricca è la raccolta del materiale proveniente dalla Turchia ottomana (XVI-XVIII secolo) dove spicca il colore rosso, caratteristico delle ceramiche di Iznik, cittadina nota per la particolare produzione ceramica.

Concludono il percorso le produzioni moderne dell’Afghanistan e del Pakistan, interessanti documenti di continuità di un artigianato ancora attivo.

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