We Don’t Find The Pieces They Find Themselves, a cura di Irene Biolchini, è un progetto che si focalizza sui processi di creazione, restauro e conservazione riflettendo sulla storia della ceramica, sulla sua durabilità e sulla dignità del lavoro silenzioso che avviene nei luoghi meno noti di un’istituzione.
Con questo progetto, Salvatore Arancio continua la sua fascinazione per il medium della ceramica. In collaborazione con il MIC di Faenza, l’artista propone un dialogo con le parti nascoste al pubblico del museo. La mostra è composta da diversi elementi creati usando il linguaggio del video e della scultura, sviluppati durante differenti fasi di ricerca e produzione.
Inizialmente l’artista ha lavorato su un video, proponendo una poetica rilettura dei depositi e del laboratorio di restauro, dove da anni, si lavora per ricostruire le opere della collezione del museo danneggiate durante il bombardamento bellico. Il video è composto da immagini dei luoghi, delle opere, dei frammenti, insieme a momenti di lavoro, racconti, metodologia e stimoli che ispirano le restauratrici.
In un secondo momento, l’artista ha creato una nuova serie di sculture che saranno esposte in dialogo con il video. Le sculture in ceramica smaltata, sono state realizzate a quattro mani durante una serie di workshops con le restauratrici, annullando ogni ordine gerarchico tra artista e artigiano. Assemblando insieme elementi creati dalle diverse mani, modellate partendo da un’interpretazione immaginifica e legata alla memoria di opere restaurate in passato dal laboratorio. Invertendo i consueti ruoli, questa volta sarà invece l’artista a ricomporre insieme i frammenti creati dalle restauratrici, dando forma alle sculture, senza previa conoscenza dell’ opera che ha ispirato inizialmente le forme dei “frammenti”.
Il progetto nel suo complesso, vuole così affrontare temi legati alla fragilità e alla memoria, narrando allo stesso tempo come l’ eccellenza e “know how” italiano venga utilizzato per riordinare il caos, dando una seconda vita a opere che altrimenti sarebbero per sempre perdute o rinchiuse nei depositi. Un lavoro corale in cui le singole parti si ascoltano e incontrano.
Risultato del bando ministeriale Cantica 21 che prevede anche la collaborazione con il MAMbo di Bologna. Il video e la scultura We Don’t Find The Pieces They Find Themselves entreranno nella collezione permanente del MAMbo a seguito della mostra organizzata presso gli spazi del MIC di Faenza.
La mostra è allestita nella Project Room e nella Sala delle ceramiche faentine.
In concomitanza sarà possibile visitare la nuova sezione permanente del Museo “1908-1952. A ricordo di un’impresa di sogno” a cura di Valentina Mazzotti che racconta la storia del MIC dal 1908 al 1952, dalla fondazione alla distruzione durante la seconda guerra mondiale fino alla sua ricostruzione.
In occasione della mostra We Don’t Find The Pieces They Find Themselves l’artista ha anche realizzato una serie di edizioni d’artista che potranno essere acquistate in esclusiva presso la nostra biglietteria e bookshop online.
Nelle foto: Salvatore Arancio, We Don’t Find The Pieces They Find Themselves, Vedute dell’allestimento | installation views at MIC, ph. Andrea Rossetti