Stili di vita europei attraverso la ceramica. Dal Barocco ai giorni nostri.

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La mostra Stili di vita europei attraverso la ceramica. Dal Barocco ai giorni nostri, che apre al Mic di Faenza a partire dal 23 aprile, organizzata nell’ambito del progetto europeo Ceramics ad its dimension, coinvolge 11 paesi europei e presenta 200 oggetti provenienti da diversi musei tra cui il Museo di Arti Applicate di Belgrado, il Museo “Porzellanikon” di Selb; il Museo Nazionale della ceramica “González Martí” di Valencia, il MIC Faenza; il “Potteries Museum & Art Gallery” di Stoke on Trent, il Museo di Arti Applicate e Design di Tallin, il Museo di Arti Applicate di Riga, il Museo di Arti decorative di Praga e il Museo Nazionale di Ljubljana.
L’esposizione, curata da Claudia Casali e da Valentina Mazzotti e concepita come itinerante, è organizzata dal Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e ha l’obiettivo di indagare l’evoluzione della forma ceramica in relazione ai mutamenti delle usanze e dei costumi della società. Le forme nuove poi, una volta introdotte nell’uso quotidiano, a loro volta hanno poi prodotto cambiamenti significativi negli stili di vita cui tutt’oggi ci atteniamo.

Il percorso, di taglio socio – antropologico parte dall’età barocca per arrivare fino ad oggi.
Il manufatto è preso in considerazione sotto profili differenti tra cui forma, decorazione, funzionalità, aspetti attraverso i quali è possibile comprendere le trasformazioni sociali e il progresso tecnico ed estetico di cui questi oggetti sono espressione.
Il racconto dello stile e della sua evoluzione nel tempo si intreccia con la narrazione attraverso gli oggetti di consuetudini antiche o più recenti che hanno dato impulso anche alla creazione di manufatti inediti sempre più raffinati che rispondessero alle necessità e ai desideri della società alla moda.

Tra arredi, tessuti, dipinti e fotografie d’epoca inizia il percorso con esemplari di “Faïence” la ceramica Faentina del Seicento, nota in tutto il mondo per i suoi bianchi.
Segue un’area dedicata alla vita quotidiana nel Settecento delle classi più agiate, che potevano permettersi di consumare bevande d’importazione come il tè e il caffè o la cioccolata, in cui è possibile ammirare splendidi servizi creati per il consumo di questi prodotti.
L’utilizzo della porcellana dura, scoperta a Meissen nel 1708 e diffusasi poi in numerosi centri europei, conferisce una particolare eleganza e leggerezza a questi manufatti. Attraverso queste ed altre opere in mostra, si può ripercorrere anche la storia degli stili cui le officine di ceramica e di porcellana si ispiravano restando al passo con i tempi.
Tipiche dell’Ottocento sono le decorazioni con “revival storici”, che si ispirano al neo-rococò, al Rinascimento e all’Oriente, con una particolare predilezione per il Giappone.
Tra le ceramiche del Novecento la mostra presenta creazioni Art Nouveau, Déco e oggetti creati da grandi maestri del design in collaborazione con le più note manifatture, tra cui segnaliamo Gio Ponti per Richard Ginori in Italia e Rosenthal in Germania.

Un’area è dedicata alla piastrella industriale per bagni e cucine, diffusasi a partire dal dopoguerra, e sottolinea come la produzione sia stata implementata anche in virtù della necessità di rendere più igienici questi ambienti che si estende ad ogni strato della popolazione, determinando un nuovo e profondo mutamento socio economico che si rifletterà poi anche sulla sfera economica e sul gusto.
Questo interessante percorso ci propone anche una digressione sull’uso della ceramica in ambito medico scientifico e nella tecnologia aerospaziale ed elettromeccanica.
Non poteva mancare naturalmente uno spazio dedicato alla scultura ceramica, che dagli esordi negli anni Trenta nella seconda metà del Novecento assume un valore estetico e autonomo indipendente grazie alle sperimentazioni di importanti artisti contemporanei.

Le prime due edizioni della mostra si sono tenute in Serbia, al Muzej orimenjene umetnosti di Belgrado, in Germania, al Porzellanikon-Staatliches Museum fur Porzellan Hohenberg a. d. Eger di Selb, e al Museo Gonzales Marti di Valencia.

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